Perché parlare del dono in un convegno sulle economie alternative organizzato dalla Banca del Tempo di Catania? La risposta è semplice: perché il dono sta alla base delle forme economiche e delle pratiche sociali che non si orientano verso il profitto (settore no-profit ecc.), ma che si pongono invece l’obiettivo di realizzare forme di scambio reciproco ed eguale, di solidarietà, di aiuto. Detto in altri termini, che si pongono l’obiettivo di rafforzare i legami tra gli individui che costituiscono una comunità.
Tutto ciò non costituisce certo una novità. Sono ormai molti anni che economisti, antropologi e sociologi conducono ricerche sui rapporti tra dono ed economia, tra logica del dono e logica del mercato. Il punto di partenza di queste ricerche è stato il celebre Saggio sul dono dell’antropologo francese Marcel Mauss. Un testo pubblicato quasi cento anni fa (1923-1924), ma che continua ad essere centrale per tutti gli studiosi che vogliono comprendere le forme di scambio e le economie la cui analisi non può essere affrontata con gli strumenti usati normalmente per affrontare i fenomeni di mercato. Il testo di Mauss è molto noto, e probabilmente qualcuno di voi già lo conosce. Mi limiterò dunque a richiamarlo molto sinteticamente, mettendone semplicemente in luce la scoperta più importante. Una scoperta che può apparire ancora oggi, a distanza di molti anni dalla pubblicazione, come contro intuitiva e, in fondo, come un po’ svilente rispetto a dei valori che ci sono cari. Mauss mostra infatti, nel suo saggio, che l’atto del donare, per essere compreso, deve essere sganciato da quell’aura di gratuità che lo connota nella nostra cultura.
Un vero dono, ci dice Mauss, non è gratuito. Perché se così fosse, esso non potrebbe creare, come invece fa, alcun rapporto tra chi dà e chi riceve. Infatti, a ben vedere, l’essere in credito e l’essere in debito di un dono sono le due condizioni fondamentali create dall’atto del donare. Esse strutturano un rapporto tra due soggetti (individuali o collettivi) i quali, a partire da un certo momento, riconosceranno e riprodurranno il proprio rapporto reciproco attraverso ulteriori doni e contro-doni, reiterati nel tempo. L’atto del donare è infatti parte del processo che mette in scena (ovvero in forma concreta) la reciprocità fondamentale che presiede all’integrazione tra il sé e l’altro. Potrebbe sembrare la scoperta dell’acqua calda, da un certo punto di vista, oppure un tentativo di smascherare la gratuità e mostrare che il dono, in fondo, è frutto di un interesse a ricevere, così come avviene nelle transazioni di mercato. Ma ciò è il contrario di quanto ha detto Mauss nel suo saggio.